ITINERARIO 1

Da Campovalano a Fossa

L’itinerario mira a stimolare l’interesse dei visitatori riguardo alle realtà archeologiche presenti sul territorio regionale e riferibili a un passato lontano, quello della nascita dei popoli italici d’Abruzzo nel I millennio a.C. È un invito a lasciarsi guidare dalla storia più autentica di questi luoghi, ad ammirare il paesaggio e a osservare la geografia del territorio, scoprendo gli elementi che originarono il mosaico dei popoli italici.

Ai piedi dei monti Gemelli: la Necropoli di Campovalano e il suo Museo

Agli inizi del I millennio a.C. molti popoli abitavano il territorio abruzzese, caratterizzato da pianure cinte da rilievi montuosi: muovendoci da sud a nord avremmo incontrato Frentani, Carrecini, Marrucini e Pentri; Equi e Marsi; Peligni; Sabini, Vestini Cismontani e Trasmontani fino ad arrivare ai Pretuzi.
Il nostro itinerario parte da qui, dal territorio degli antichi Pretuzi, e più nello specifico dal luogo che meglio ne racconta i rituali funerari e, attraverso di essi, la vita: la Necropoli di Campovalano, sita nel comune di Campli (TE). Questo popolo italico, stanziato nel margine più settentrionale d’Abruzzo, ci ha lasciato in eredità articolati corredi funerari con molteplici oggetti, simbolo di ricchezza, fra cui spiccano, per gli uomini, anche le armi, componente più autentica che accomuna tutti i popoli italici abruzzesi. Il primo impianto della necropoli risale alla fine dell’età del bronzo (XI sec. a.C.), ma il momento di maggiore splendore è fra il VII-VI sec. a.C., quando grandi tumuli di pietre e terra che si ergevano a copertura delle fosse sepolcrali scavate nel terreno. Proprio immersi in questo suggestivo paesaggio, ricostruito fedelmente nel luogo dove sono stati eseguiti gli scavi, potrai passeggiare fra le antiche sepolture, immaginare i rituali funerari che si svolgevano lungo la via sacra, ancora ben visibile, e scoprire come doveva presentarsi una tomba nel momento della sua realizzazione, grazie alla ricostruzione in loco del tumulo e della fossa di sepoltura della Tomba 2, il Re di Campovalano. Potrai ammirare le accurate ricostruzioni degli oggetti che accompagnavano i defunti nel loro ultimo viaggio: le suppellettili per la preparazione e il consumo delle vivande nei banchetti e i simboli dell’aristocrazia dei guerrieri, come le armi e il carro.
Dopo la passeggiata all’area archeologica potrai, percorrendo un breve tratto in macchina o una piacevole passeggiata a piedi, raggiungere il Museo Archeologico Nazionale di Campli. Qui l’esposizione narra con sapienza, in un interessante percorso cronologico, la storia della necropoli, permettendo di vedere i corredi più ricchi e significativi rinvenuti durante le campagne di scavo. Oltre agli oggetti legati alle tombe dei guerrieri Pretuzi potrai completare la conoscenza di questa antica società osservando anche i corredi femminili, caratterizzati da gioielli ricchi e raffinati, e scoprire anche gli indizi della presenza di una comunità celtica che utilizzò la necropoli nelle fasi più recenti.

Il popolo italico dei Vestini: dalla Necropoli di Fossa al Guerriero di Capestrano

Salutato il borgo di Campli proseguirai oltre il Gran Sasso, fino al versante aquilano, ed entrerai nel territorio che il popolo dei Vestini abitò nel I millennio a.C.
Così scoprirai la suggestiva Necropoli di Fossa: i tumuli maschili più antichi recano stele in pietra allineate, dalla più alta alla più bassa, che evocano le figure di guerrieri omaggianti il defunto, oppure suggeriscono il ciclo della vita, dalla nascita alla morte. I tumuli si affastellano l’uno sull’altro come grani di una collana intorno al più grande con i suoi ben 20 metri di diametro! L’area sepolcrale è lambita da una stradina antica dalla quale puoi godere con un colpo d’occhio del sito, cui fa da quinta scenica il Gran Sasso, con la cima più alta, il Corno Grande, innevata per la maggior parte dell’anno.

Lasciata alle spalle Fossa, attraverserai il territorio dei Vestini fino a raggiungere Capestrano. Nella pianura ai piedi del borgo, nel 1934 il contadino Michele Castagna ritrovò casualmente la statua in pietra di un guerriero, Nevio Pompuledio: il punto più alto della cultura italica (V sec. a.C.), oggi ammirabile nel Museo Archeologico Nazionale d’Abruzzo-Villa Frigerj, a Chieti.

Corfinio e la Lega Italica. Il Museo Civico Archeologico A. De Nino

Prima di giungervi, tuttavia, ti suggeriamo di far tappa a Corfinio, borgo della valle peligna, il cui impianto conserva memoria del centro antico.
La piazza, organizzata sulle antiche vestigia, conduce, attraverso vicoli e stradine, al Museo Civico Archeologico A. De Nino: l’esposizione racconta gli scavi archeologici di questa città, che fu centro politico e militare della guerra sociale, combattuta tra 91 e 89 a.C.: Corfinio divenne capitale dei ribelli italici che imbracciarono le armi contro Roma per conquistare i diritti di cittadinanza. Coniarono anche la moneta in argento della Lega Italica, con il nome ITALIA usato per la prima volta per indicare tutte le realtà confederate: la potrai osservare nella Collezione Numismatica del Museo.

Il Museo Archeologico Nazionale di Villa Frigerj a Chieti

Dopo Corfinio, infine muoverai verso l’ultima tappa: a Chieti, nel Museo Archeologico Nazionale – Villa Frigerj, potrai perderti di fronte alla magnificenza del Guerriero e osservare con occhio attento le armi sapientemente scolpite nella pietra. Dopo aver ammirato il guerriero Nevio potrai immergerti – vetrina dopo vetrina, stanza dopo stanza – nella cultura materiale del lontano mondo italico, scorgere con occhio attento analogie e differenze degli antichi popoli, di cui i meravigliosi letti funerari in osso rappresentano l’indizio cronologico estremo a cavallo dell’incontro-scontro con Roma

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