ITINERARIO 7

Alla ricerca delle città perdute

L’itinerario invita ad un viaggio in Abruzzo alla ricerca delle ragioni della sua bellezza, per scoprire che risiedono nella struttura del paesaggio prepotentemente naturale, ma trasformato nei millenni dove necessario dalle esigenze di vita e di civiltà. Le strade e le città antiche costituiscono ancora la struttura portante del popolamento, dai percorsi degli Italici al riassetto del territorio operato dal dominio di Roma, le cui tracce vivono tra le montagne e sotto e dentro le città moderne.

Ci sono in Abruzzo città che non ti aspetti: alcune vivono sotto e dentro i centri storici moderni e millenari, altre offrono al sole e al vento le nude tracce della vita trascorsa, di altre restano solo rovine di edifici e luoghi suggestivi dedicati a divinità decadute.
Tutte narrano di una terra abitata per villaggi, che conobbe la vita cittadina dopo l’incontro con Roma e che spesso, allo svanire dell’Impero, tornò a raccogliere i suoi abitanti sui borghi fortificati. Ma alcune città che ancora viviamo restarono, come necessarie ai luoghi, e si sovrapposero alle rovine per secoli. Collegate da lunghe strade, costituiscono ancora la struttura della regione abruzzese divisa tra le montagne e la distesa marina: luogo di incroci, oggi tra Europa e Mediterraneo, ieri tra Celti, Umbri e Piceni, tra Sanniti e Greci, tra Roma e gli Italici.

Questo itinerario ti accompagna lungo i colli e le vie montane alla scoperta di Teate tra le strade e i palazzi di Chieti, alla meraviglia dell’apparire di Iuvanum nella piana dopo l’ascesa sull’acropoli sospesa di fronte alla Maiella, ad ascoltare le flebili voci degli abitanti di Trebula nell’anfiteatro di Quadri. Lo sguardo si libera dall’alto di Monte Pallano, e non avverti la chiusura della cinta imponente di mura testimone del tempo. Se giungi fino a Schiavi d’Abruzzo comprendi l’ansia del sacro di fronte al paesaggio; da qui puoi proseguire con un altro itinerario lungo la costa.

La continuità di vita di molte città d’Abruzzo dislocate lungo le vie maggiori che percorrono il territorio da nord a sud e da ovest ad est, dall’età romana ad oggi, ti rivelano l’antica struttura del territorio che è ancora la caratteristica della regione: le testimonianze e la realtà della vita dell’uomo in perfetta simbiosi con una natura dai mille aspetti hanno generato un paesaggio inconfondibile, costellato di città antiche.

Teate, che fu municipium dei Marrucini, fa capolino lungo i percorsi della città moderna con i suoi monumenti che, come isole della memoria, si raccolgono in un arcipelago di rovine e di progetti: l’anfiteatro con il Museo della Civitella, il teatro ritagliato nel quartiere addossato al colle, i Tempietti gemelli che invocano il proprio spazio tra palazzi sorti nelle pertinenze dell’area sacra e del foro urbano, le Terme distese sul pendio assolato, la Via Tecta e le cisterne e i serbatoi che narrano ancora la ricchezza del sottosuolo, con le tracce e le memorie di vie basolate, di mosaici policromi, di culti e di personaggi che fecero grande la città distesa sul colle, che guarda il Gran Sasso e la Maiella e si nutre dell’orizzonte del mare, raggiungibile mediante l’antica via Valeria Claudia.

Se aggiri il fianco nord-orientale della Maiella, ti inerpichi sul versante e attraverso Guardiagrele e Casoli ti dirigi a Montenerodomo: in località Fonticelle trovi il Parco e il Museo Archeologico di Iuvanum. Del municipium dei Carricini sono visibili i resti delle terme presso la fonte antica, l’area forense, lastricata, con le tracce dei portici e delle botteghe, la basilica con l’augusteum, e poi le strade come la via orientale, la via di Bacco e la via del teatro che ti accompagna al piccolo, delizioso edificio per spettacoli; dal teatro puoi risalire fino all’acropoli con i due templi rivolti ad est, sul più antico dei quali si sovrappose la chiesa di Santa Maria in Palazzo. Da qui il colpo d’occhio spazia dalla Maiella maestosa al mare lontano; il Museo ti accoglie per raccontare gli scavi e soprattutto il luogo e le persone che l’hanno abitato.

Da Montenerodomo a Quadri, l’antica Trebula, le curve aprono scenari ogni volta diversi: l’area archeologica ha rivelato i resti di un piccolo anfiteatro e sulle rovine del tempio dedicato a Giove restano quelle della chiesa di Santa Maria dello Spineto a testimoniare la lunga frequentazione del sito. Raggiungere da Quadri il sito di Monte Pallano nel territorio di Tornareccio, oltrepassando il lago artificiale di Bomba, regala le emozioni che solo un viaggio dai grandi orizzonti può dare. L’arrivo sull’insediamento fortificato di epoca italica e romana vale l’impegno e la salita: le porte aperte nel possente circuito murario in opera poligonale immettono in un sito vissuto dalla preistoria all’età romana, come hanno documentato gli scavi che hanno interessato parte dell’insediamento notevolmente esteso e dotato di strutture e decorazioni di grande pregio.

Da Tornareccio a Schiavi d’Abruzzo viaggi sul confine tra Abruzzo e Molise, nella terra dei Sanniti: qui, a pochi chilometri dal loro grande santuario di Pietrabbondante, sorgeva un’area sacra individuata e valorizzata in località Colle della Torre della frazione Taverna di Schiavi. Il sito, che esplicita la monumentalità raggiunta in queste zone fin dal III sec. a.C., ha rivelato anche una necropoli protostorica nelle vicinanze e un grande altare nei pressi del tempio minore. Una scelta dei materiali più rappresentativi restituiti dagli scavi che vi si sono succeduti può essere ammirata nel Museo Civico al centro dell’attuale paese di Schiavi, collocato in una posizione dominante sulla valle del Trigno, nel cuore del territorio del Sannio.

Info e contatti

Area ad accesso libero

Per maggiori informazioni visita la pagina dedicata sul sito https://www.iuvanum.it/trebula-quadri

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